Immobili in pandemia: nido o gabbia?
Il virus SARS-CoV-2 è entrato prepotentemente nelle nostre vite, modificandone profondamente alcuni aspetti. Chi più chi meno, ci si è travati spaesati, impauriti, allontanati dalla routine familiare, proiettati in una nuova dimensione nella quale molti di noi, hanno sentito minacciati diversi aspetti ritenuti essenziali della propria esistenza. Pensiamo alla perdita della libertà, del lavoro, degli aspetti relazionali. La casa, in questo periodo di pandemia, ha rappresentato, per alcuni, un nido di calore e protezione, per altri una gabbia, una prigione, esacerbando una serie di problematiche, mettendo in risalto alcuni limiti e facendo nascere nuove esigenze, che il mercato dovrà soddisfare in un prossimo futuro. Sono infatti emerse nuove necessità, spazi ampi e luminosi, presenza di terrazzi e/o balconi, spazi verdi esterni, ambienti adeguati ad affrontare un lavoro in smart working dei genitori, che possa convivere con le esigenze di DAD dei figli. Queste nuove esigenze, sono in vistoso contrasto con la maggiore parte delle soluzioni abitative degli ultimi decenni. Sul lago di Garda, sopratutto nella zona della Valtenesi, la netta vocazione turistica, in passato ha sostenuto costruzioni adatte ad un uso tipicamente di “seconda casa”, spazi contenuti in residence con piscine, allontanandosi da una impostazione di “prima casa” idonea ad ospitare una famiglia in divenire. A questa ultima dimensione e alla relativa domanda, dovrà adeguatamente rispondere il mercato immobiliare della nostra zona, una nuova sfida che l’intero settore si troverà ad affrontare.